La Suprema Corte, decidendo un caso patrocinato dall’Avvocato Massimo Carlin ed accogliendo la tesi esposta da quest’ultimo, con l’Ordinanza n° 7791 del 10 marzo 2022, che qui pubblichiamo, ha affermato che quando un edificio, di cui si supponga la distanza inferiore ai 10 metri da quello vicino con pareti finestrate, si trovi all’interno di un’area regolata da un Piano Particolareggiato comunale, il Giudice di merito deve verificare se effettivamente tale fabbricato sia all’interno del perimetro del Piano Particolareggiato e se questo contenga quelle “previsioni planivolumetriche” che consentono la deroga della distanza minima: in tal caso non può accogliere né la domanda di demolizione né quella di risarcimento del danno.
Nel caso concreto si è in presenza di un albergo al cui ultimo piano è stata realizzata una sopraelevazione, che il vicino lamenta essere a distanza inferiore di 10 metri rispetto al suo fabbricato, chiedendone perciò la demolizione. La difesa dell’Albergatore, affidata all’Avv. Massimo Carlin, ha sostenuto, però, che la sopraelevazione è avvenuta in base alle previsioni dettagliate del Piano Particolareggiato e che perciò il nuovo manufatto poteva essere eretto a distanza inferiore da quella minima.
La Cassazione ha accolta questa tesi rinviando la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, per la discussione di merito tenendo conto della disposizione dell’ultimo comma dell’art. 9 del D.M. n° 1444/1968. Si tratta di una decisione importante che ribadisce un principio che può risultare molto utile in casi simili, di edifici regolamentati da norme precise dei Piani Urbanistici Attuativi emanati dai Comuni, in un contesto, quindi, ove sono ammissibili distanze inferiori.