Il T.A.R. Marche si è recentemente pronunciato su uno dei primi provvedimenti assunti nell'”emergenza coronavirus”. Subito dopo il primo Decreto Legge statale per contrastare la diffusione del virus -e cioè il D.L. 23.2.2020 n° 6- che era stato emanato in dipendenza dei primi casi accertati di contagio nelle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e non conteneva generalizzate misure di distanziamento sociale, il Presidente della Regione Marche adottò un’Ordinanza -la n° 1 del 25.2.2020- con cui disponeva sul territorio della sua Regione la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, dei servizi educativi dall’infanzia e sino alle università, la sospensione dei viaggi di istruzione, dell’apertura dei musei, dei luoghi di cultura e delle biblioteche e la sospensione dei concorsi pubblici, salvo quelli relativi alle professioni sanitarie. Contro quest’Ordinanza lo Stato ha proposto immediato ricorso contestandone la non conformità a legge perchè nella Regione Marche non era stata rilevata “positiva almeno una persona”, chiedendo la sospensione presidenziale cautelare e poi quella collegiale. Il Presidente del T.A.R. Marche con Decreto istantaneo sospese l’Ordinanza del Presidente della Regione affermando che solo se fossero stati realmente accertati casi di contagio nella Regione potevano essere emanate misure di contenimento. Il Collegio ha poi confermato il Decreto presidenziale con Ordinanza 5.3.2020.
L’esperienza del mese di marzo 2020 ci dice che, con ogni probabilità, il Presidente della Regione Marche aveva visto giusto, perchè le misure precauzionali e di contenimento devono essere assunte, possibilmente, prima che i contagi si verifichino e non dopo. Un modo di operare di questo tipo avrebbe probabilmente contenuta l’entità della diffusione.