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SULLA CONTROVERSA E SEMPRE ATTUALE QUESTIONE DEL RINNOVO DELLE CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME

Il tema ha avuto notevole evoluzione in questi ultimi tempi e sono intervenute numerosissime pronunce dei Giudici nazionali e comunitari, tanto in sede amministrativa quanto ordinaria, civile e penale. Prendendo lo spunto da uno degli ultimi interventi legislativi sulla questione -vale a dire i commi 246 e da 675 a 685 dell’articolo unico della Legge 30 dicembre 2018 n° 145- l’Avv. Massimo Carlin ha pubblicato, con la collaborazione di tre valenti Funzionarie della Regione Friuli Venezia Giulia il libro “CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME E LACUALI Problemi e casi pratici”.
Da almeno un quindicennio a questa parte il tema delle concessioni demaniali marittime e lacuali si è imposto all’attenzione degli Operatori del diritto e, prima ancora, degli Imprenditori, degli Utenti, dei Legislatori e dell’Amministrazione pubblica. La ragione essenziale risiede nel fatto che il bene pubblico demaniale oggetto di concessione (di norma la spiaggia, nel senso corrente del termine, o le rive, ma anche le aree alle spalle ed i manufatti che su di esse insistono) ha assunto sempre maggiore rilievo nell’ambito dell’offerta turistica del nostro Paese, concorrendo a qualificare le Località e gli Operatori e spesso costituendo -se posto a disposizione del turista- quel “valore aggiunto” che poteva orientare -e poi confermare- la scelta dei vacanzieri e persino concorrere a formare la notorietà di un luogo.
La disponibilità di tale bene pubblico, dunque, diveniva “contendibile” da parte di una pluralità di aspiranti, a fronte, però, di un mercato sostanzialmente chiuso e di concessioni da lungo tempo rilasciate, o rinnovate, sempre ai medesimi Operatori. Da qui i primi contenziosi sulle modalità di “circolazione” del demanio, le prime pronunce dei Giudici che collocavano la concessione di questo bene, che crea “occasioni di guadagno”, entro i più generali principi sulla contrattazione della P.A. e, per converso, le obiezioni di quanti, insediati in arenile, reclamavano “tutela” per chi ha investito proprie risorse, lavoro e inventiva -anche ritraendo guadagni, in linea di massima- sul bene pubblico. Dalle prime pronunce ad oggi tante cose sono accadute, varie sono state le sentenze dei Giudici nazionali e significative quelle dei Giudici comunitari; numerosi gli interventi del Legislatore italiano e svariate le leggi regionali sul tema, molte delle quali hanno incontrato la censura della Corte Costituzionale.
L’intervento normativo che si è commentato è l’ultimo (per ora) di una serie ed è contenuto nella Legge Finanziaria per il 2019, a segnare ulteriormente le finalità “provvedimentali” del Legislatore, svincolate da una visione organica del tema “demanio” (anche) con scopi imprenditoriali, della sua delimitazione, delle modalità di concessione e di godimento. Nel redigere questo testo, invece, si è cercato di affrontare in termini più organici il profilo delle concessioni, inquadrandolo entro la disciplina generale dei beni demaniali e collocando le norme nel più ampio contesto delle disposizioni nazionali e di fonte comunitaria concernenti “il bene” e non solo “il titolo”.
I vari argomenti sono stati affrontati muovendo dall’esperienza professionale specifica e con l’ausilio di Dirigenti e Funzionari del Servizio demanio della Regione Friuli Venezia Giulia, cioè di persone quotidianamente impegnate nella gestione concreta della risorsa demaniale, che dunque hanno valorizzata la conoscenza specifica.
La suddivisione in capitoli e paragrafi del commento – affidati ai vari Autori – ha consentito di vagliare puntualmente e con approfondimenti i numerosi problemi, teorici e pratici, che questa complessa tematica solleva.

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